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Attualità mercoledì 10 maggio 2017 ore 19:15

Da Pisa al Kenya per far nascere bambini

da sinistra, Silvia Briani, direttore sanitario Aoup con Stefania Marcacci, Massimiliano Ciantelli e Mojgan Azadegan

Il neonatologo Massimiliano Ciantelli e l'infermiera Stefania Marcacci in missione in due ospedali kenioti. Hanno assistito i medici del posto



PISA — L’Aoup, insieme ad altre Aziende sanitarie toscane, ha partecipato ad un progetto di cooperazione sanitaria internazionale in ambito materno-infantile e così il dottor Massimiliano Ciantelli e l’infermiera Stefania Marcacci, entrambi dell’Unità operativa di Neonatologia diretta da Antonio Boldrini, hanno trascorso un periodo in due ospedali kenioti, il North Kinangop Catholic Hospital e il Ruaraka Uhai Neema Hospital, per formare il personale locale.

Il progetto, nell’ambito del Pir Kenya 2012-2015 Promozione della salute materno-neonatale-infantile, è nato da una iniziativa dell’Aou Le Scotte di Siena, insieme al centro di Salute Globale della regione Toscana e per l'Aoup è stato coordinato dalla dottoressa Mojgan Azadegan, responsabile aziendale della Csi-Cooperazione sanitaria internazionale. Alla missione ha preso parte anche la dottoressa Giulia Placidi, neonatologa dell’Asl Toscana Nord-ovest (Versilia).

Il North Kinangop Catholic Hospital, situato in un’area rurale del nord del Kenya, riceve ogni anno più di 2mila partorienti; il Ruaraka Uhai Neema Hospital, ubicato invece in un contesto urbano, vicino alle baraccopoli della capitale, registra più di 3mila parti all’anno. In entrambe le strutture le principali problematiche sono rappresentate dalla nascita pretermine, l’asfissia perinatale e le problematiche infettive; il tutto amplificato da un tasso di nascita intraospedaliero ancora inferiore al 50 per cento. Gli ultimi dati ufficiali riportano una mortalità neonatale in Kenya, cioè nei primi 28 giorni di vita, di circa 22 per cento (circa 10 volte più alta che in Italia).

Gli esperti  in missione hanno tenuto 6 corsi di formazione: 5 al North Kinangop Catholic Hospital, con 192 partecipanti e uno al Ruaraka Uhai Neema Hospital, con 14 partecipanti. Tutti i corsi hanno previsto una parte teorica, con lezioni frontali, e un’ampia parte pratica con esercitazioni e scenari clinici. I principali argomenti trattati sono stati l’assistenza primaria in sala parto, la stabilizzazione neonatale, la “warm chain” (catena del caldo, ossia la necessità di mantenere il neonato, a seconda delle sue condizioni, a una determinata temperatura ambientale) e l’allattamento precoce.

Alla formazione hanno partecipato medici, infermieri, clinical officier (figure a cavallo tra medico ed infermiere) ed un ampio numero di allievi infermieri. Al North Kinangop Catholic Hospital, dove la permanenza dei formatori si è protratta un po’ di più, è stato possibile affrontare altri aspetti assistenziali. In particolare, assieme al personale locale, sono state analizzate alcune criticità per ridurre il rischio di eventi avversi: sono state redatte check list da appendere in sala parto e algoritmi e schede di valutazione per la gestione del neonato sano. L’obiettivo prefissato, da valutare nei mesi a venire, è quello di una corretta gestione del neonato e la prevenzione delle principali problematiche, come la disidratazione e l’ipotermia.

I medici della missione hanno rilevato, all'interno dei due ospedali kenioti, la presenza di apparecchiature obsolete, come ad esempio le lampade da fototerapia per trattare l’ittero neonatale, o completamente mancanti, come postazioni di rianimazione neonatale in alcuni punti chiave. Per questo è al momento in fase di valutazione l’acquisizione di alcune di queste apparecchiature tramite i fondi del Pir o grazie a Onlus come l’Apan, l'Associazione pisana amici del neonato, che si è già resa disponibile in tal senso, al fine di migliorare la qualità assistenziale dei due ospedali kenioti.


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