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Attualità lunedì 25 settembre 2017 ore 09:35

La moria di pesci dovuta a carenza d'ossigeno

Pesci morti nel fosso Chiara (foto Arpat)

A seguito della moria di pesci nel fosso Chiara, tra Pisa e Livorno, Arpat esclude una correlazione con gli sversamenti di idrocarbuti dall'Eni



PISA — Il fosso Chiara, che si snoda nel comune di Pisa lungo la strada Arnaccio e termina nel canale Scolmatore sulla sponda nord, è stato oggetto di un controllo Arpat nel primo pomeriggio di venerdì scorso, 16 settembre, a seguto della segnalazione di un cittadino, proprietario di un retone collocato sul fosso Chiara, a Stagno all'altezza di Camp Darby.

"I tecnici Arpat - recita la nota a seguito del sopralluogo - alle ore 15.30 sono giunti al retone, constatando la presenza di alcune carpe morte; hanno rilevato che le acque del fosso erano scure, non presentavano alcuna iridenscenza e non si percepiva alcuna maleodoranza. Hanno quindi effettuato le misure in campo ed il prelievo di un campione di acqua da inviare al laboratorio per le analisi.

Nel frattempo erano giunti anche due tecnici del Servizio Veterinario della Asl che, osservata la situazione, decidevano di non procedere ad alcun campionamento dei pesci morti.

I tecnici Arpat hanno quindi ispezionato lo scarico di Camp Darby, che risultava regolare, e hanno risalito il fosso Chiara verso monte, fino all'idrovora in località Biscottino, dove confluiscono le acque di altri due fossi. Presso l'idrovora hanno constatato che le acque erano ancora scure, c'erano alcuni pesci morti e non si notavano iridescenze; quindi hanno effettuato la misura dell'ossigeno disciolto.

Dai riscontri in campo e dagli esiti analitici finora pervenuti ed ancora da terminare, si può escludere la presenza di idrocarburi, anche i parametri chimico-fisici routinaria non evidenziano anomalie, ad eccezione della misura dell'ossigeno disciolto che è risutato estremamente basso (0.5 mg/L O2) presso il primo punto di misura, il retone, e presso l'idrovora leggermente più alto (1,8 mg/l O2), ma comunque inferiore al limite minimo vitale (2.0mgl O2). Questo indica che nel fosso Chiara si era instaurata una importante situazione di anossia.

I risultati del test di tossicità acuta evidenziano un valore leggermente non nullo, ma tale da essere compatibile con la vita ittica.

Fatti salvi gli esiti analitici ancora in corso, per quanto finora noto non è stata rilevata alcuna situazione di inquinamento antropico".


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