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Cultura martedì 21 luglio 2020 ore 13:21

La balena di Leonardo era un fossile di cetaceo

Non un mostro marino, ma un fossile di cetaceo: svelato il mistero della balena di Leonardo, Studio dell'Università di Pisa



PISA — Pittore, scultore, disegnatore, architetto, anatomista, ingegnere e filosofo: così è universalmente conosciuto Leonardo da Vinci che, può essere considerato anche uno dei precursori della moderna geologia per come descrisse e interpretò le rocce stratificate, giungendo persino a capire la vera natura dei fossili.

La recente analisi di un passaggio contenuto nel famoso Codex Arundel – un'imponente raccolta di manoscritti leonardiani autografi conservata presso la British Library di Londra – suggerisce che le riflessioni di Leonardo sulla geologia e in particolare sui fossili potrebbero essere state ancora più ampie, includendo anche i vertebrati marini.

Lo studio, appena pubblicato nella rivista internazionale Historical Biology, è firmato da Alberto Collareta, Marco Collareta e Giovanni Bianucci dell’Università di Pisa e da Annalisa Berta dell’Università di San Diego (California, USA). “Uno dei fogli che costituiscono il Codex Arundel – spiega Alberto Collareta, paleontologo del Dipartimento di Scienze della Terra – contiene la descrizione delle spoglie di un poderoso mostro marino che è stata a lungo interpretata come divagazione fantastica o metaforica del giovane Leonardo".

Il testo leonardiano, ricco in frasi incomplete e tormentate correzioni, è tuttavia abbastanza esplicito, tanto da aver suggerito alla biologa statunitense Kay Etheridge l'identificazione del mostro marino con una balena fossile.

“La Toscana di Leonardo è una vera e propria “terra di balene” – racconta Collareta – che ha origine antiche. Se passeggiando tra le colline toscane che si estendono dall'Appennino alle pianure costiere potessimo viaggiare a ritroso nel tempo sino all'epoca che i geologi chiamano Pliocene (da circa 5,3 a circa 2,6 milioni di anni fa), osserveremmo un paesaggio assai diverso da quello odierno, nettamente dominato dal composto più abbondante sulla superficie del nostro pianeta: l’acqua."

“È proprio da questo ricco scenario paleontologico – aggiunge Giovanni Bianucci, anch'egli paleontologo del Dipartimento di Scienze della Terra – che abbiamo deciso di riconsiderare la questione del mostro marino leonardiano."

“La nostra attenzione – spiega Marco Collareta, storico dell'arte del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere – si è dapprima focalizzata su un'attenta analisi del testo leonardiano e sui presunti riferimenti ad una caverna. Nonostante Leonardo menzioni, in una frase incompleta il termine 'cavernoso', quest'ultimo ha nei testi leonardiani un significato prevalentemente tessiturale – è cioè un'indicazione di porosità e permeabilità ai fluidi, ed è utilizzato da Leonardo in riferimento alla capacità delle rocce di permettere la percolazione delle acque piovane"

Il Codex Arundel fu assemblato dopo la morte di Leonardo e i fogli che lo compongono, forse derivanti da più fonti, furono artificialmente riaggregati in raccolte 'miscellanee'. Dunque, Leonardo scrive chiaramente di aver visitato una grotta in gioventù, alla ricerca di meraviglie custodite dalle viscere della terra, ma non vi trovò certo i resti del ‘mostro marino’.

“Esistono tuttavia molte indicazioni – continua Alberto Collareta – che suggeriscono che il giovane Leonardo abbia davvero osservato una balena fossile, come suggerito da Etheridge, e che questo avvenimento abbia significativamente indirizzato la sua riflessione paleontologica e geoscientifica in un senso straordinariamente moderno."

La collocazione del mostro marino, che Leonardo descrive come facente da “armadura e sostegno” ai rilievi circostanti, suggerisce inoltre un posizionamento lungo il fianco di una collina – uno scenario perfettamente compatibile con le condizioni più tipiche del rinvenimento delle balene fossili toscane.

Non da ultimo, un censimento dei rinvenimenti di cetacei fossili toscani dimostra come, nel corso degli ultimi due secoli, almeno otto località toscane nelle vicinanze di Vinci abbiano restituito resti fossili significativi di grandi balene”.

“Piuttosto che una divagazione fantastica su temi della letteratura antica, il testo leonardiano sul mostro marino sembra dunque rappresentare la più antica descrizione ad oggi nota di un cetaceo fossile" – conclude Giovanni Bianucci.


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