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Attualità mercoledì 23 gennaio 2019 ore 13:51

​Il politecnico di Torino entra nel Centro 3R

L’infrastruttura, nata un anno fa su impulso delle università di Pisa e Genova, promuove metodi alternativi alla sperimentazione animale



PISA — Si arricchisce di un importante partner il Centro 3R, l’infrastruttura nata un anno fa su impulso delle università di Pisa e Genova per la promozione dei principi delle 3R nella didattica e nella ricerca: il Politecnico di Torino è entrato a far parte dell’organismo che costituisce una novità assoluta nel panorama italiano e che vuole stimolare e sensibilizzare studenti, ricercatori e docenti alla sperimentazione responsabile e ai metodi alternativi all’uso degli animali, come stabilito dalla direttiva europea in materia, recepita in Italia con il D.L. 26/2014. 3R è l’acronimo di Replacement (sostituzione delle sperimentazioni sugli animali con metodi alternativi ogni qual volta questo sia possibile), Reduction (riduzione al minimo indispensabile del numero di animali utilizzati) e Refinement (continuo perfezionamento dei metodi impiegati allo scopo di ridurre la sofferenza degli animali).

"A un anno dall’inizio della sua attività, il Centro 3R va a includere al suo interno un’università di assoluto prestigio a livello nazionale e internazionale – dichiara la professoressa Arti Ahluwalia, direttrice del Centro 3R e responsabile per l’Università di Pisa – Il Politecnico di Torino, oltre a una maggiore visibilità e forza lavoro, porta specifiche conoscenze ed expertise nell’ambito di materiali e scaffold 3D e metodi computazionali e ingegneristici. Il nostro sogno è che il Centro 3R diventi un punto di riferimento (informazioni, materiali, documenti, risposte a quesiti da parte dei ricercatori, materiale didattico, supporto ai progetti e nella loro preparazione ecc.) per la ricerca sperimentale biomedica e un veicolo per formare un pensiero scientifico razionale nei giovani ricercatori e studenti".

Ad oggi sono più di 250 i docenti e ricercatori afferenti al Centro 3R, un numero più che raddoppiato da gennaio 2018. Tra le varie iniziative e attività promosse nel suo primo anno di vita, ricordiamo un corso organizzato a Genova sui metodi alternativi, con lezioni e seminari tenuti da diversi membri del consiglio scientifico didattico, e la collaborazione con un gruppo europeo di Centri 3R. Il prossimo giugno, l’Università di Genova ospiterà la conferenza annuale del Centro, per fare un punto sulle 3R nelle università italiane.

“In questi mesi abbiamo ricevuto numerosi inviti da parte di università italiane interessate all’affiliazione al Centro 3R e di comitati organizzativi di convegni internazionali per illustrare le finalità del Centro - riferisce Anna Maria Bassi, vice-direttore del Centro e referente per l’Università di Genova - Il riscontro ottenuto è stato rilevante, infatti è stato chiesto al Centro 3R di partecipare alla creazione di una rete di collaborazione tra Centri 3R europei. L’affiliazione dei colleghi del Politecnico di Torino conferma come uno degli obiettivi del Centro 3R sia quello di formare i giovani ricercatori attraverso una sinergia multidisciplinare e un accesso aperto alle informazioni, grazie alla libera condivisione dei contenuti in rete. Attraverso questo approccio innovativo, che prevede quindi una collaborazione a livello nazionale e internazionale” continua Anna Maria Bassi “si potranno raggiungere obiettivi sempre più rilevanti e risultati scientificamente validi, nell’ambito della ricerca biomedica di base, traslazionale e applicata”.

“Da sempre il Politecnico di Torino è in prima linea nella sperimentazione preclinica responsabile, oggetto di numerosi progetti di ricerca nazionali ed internazionali, tra cui 2 recenti finanziamenti ERC - commenta Valeria Chiono, referente della collaborazione per il politecnico - Per questo motivo la nostra università ha accolto con entusiamo l’iniziativa del Centro 3R, aderendo come intero ateneo, con 6 su 11 dipartimenti impegnati in prima linea. La nostra prima iniziativa come membri del Centro 3R sarà rivolta alla formazione dei giovani, con l’attivazione di un corso sulla sperimentazione preclinica biomedica, a partire dal prossimo anno accademico. Essere parte di un network nazionale di ricercatori impegnati sullo stesso fronte, consentirà uno scambio di esperienze e di conoscenze e darà un impulso alla ricerca di modelli preclinici alternativi”.


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