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Attualità martedì 26 agosto 2014 ore 14:05

La bandiera pisana ricorda la disfatta di Firenze

L'invito di Amici di Pisa e Compagnia di Calci per ricordare la vittoria di Montecatini del 1315



PISA — Esporre la bandiera di Pisa per ricordare la vittoria riportata quasi sette secoli fa dall’esercito pisano ai danni di quello fiorentino a Montecatini. 

"Auspicando che divenga una prassi comune per questa ricorrenza", sono l’associazione degli Amici di Pisa e la Compagnia di Calci a invitare cittadini e istituzioni ad esporre la bandiera pisana per tutta la giornata di venerdì 29 agosto.

"Nel 1315 - spiegano le associazioni - era Capitano del Popolo e Podestà di Pisa Uguccione della Faggiola, già Governatore di Genova come Vicario Imperiale: uno dei più valorosi condottieri Ghibellini, temutissimo per il suo gran valore. Dopo varie e fortunate imprese fu nominato a Pisa Capitano Supremo di Guerra per dieci anni, riuscendo ad ottenere una pace separata con Lucca, nemica di Pisa, il 25 aprile 1314. Firenze, anch’essa nemica dei Pisani, si allarmò di questa pace e in breve tempo riuscì a fare in modo che Lucca se ne ribellasse. Questo fatto indusse Uguccione della Faggiola ad occupare la città ribelle e molte altre città e territori guelfi, di fatto cadendo nel facile tranello della città gigliata. Ciò bastò a scatenare la reazione di Firenze e dei suoi alleati guelfi che si organizzarono in una lega contrapposta a quella ghibellina. Ma proprio la città gigliata fece male i suoi conti. Si arrivò dunque alla durissima battaglia nei pressi di Montecatini, il 29 agosto. Nonostante l’inferiorità numerica, i Pisani e gli alleati Ghibellini sbaragliarono l’esercito fiorentino, grazie al proprio valore, all’astuzia di Uguccione, ai Cavalieri tedeschi comandati da un cugino dell’Imperatore Enrico VII di Lussemburgo -morto due anni prima e sepolto nella Cattedrale di Pisa - e soprattutto ai famosi e micidiali Balestrieri della Repubblica Pisana, che fecero una strage di nemici. Molti fiorentini, in fuga disordinata inseguiti dai Pisani, morirono annegati nella palude di Fucecchio. Tra i caduti pisani celebri si annovera Francesco della Faggiola, figlio di Uguccione, che fu poi sepolto in un sarcofago nel Campo Santo Monumentale alfeo – dove tuttora riposa - mentre ai cavalieri teutonici che combatterono al fianco dei pisani fu dedicata la chiesa di San Giorgio, detta 'ai Tedeschi', posta in via Santa Maria con l’annesso 'Spedale'. Nella parte guelfa spiccavano tra i circa 10mila caduti, Carlo D’Angiò - nipote del Re Roberto D’Angiò - assieme allo zio - fratello minore di Filippo, a sua volta padre di Carlo - cioè Pietro D’Angiò detto il Tempesta. La Battaglia di Montecatini segnò così una strepitosa vittoria per Pisa, le truppe e la parte Ghibellina: Firenze dovette pagare cifre enormi per riscattare le migliaia di prigionieri e soprattutto per evitare di essere invasa e distrutta dai Pisani. Un errore tattico-militare che Pisa pagherà caro nel 1406: probabilmente l’enorme massacro provò Uguccione della Faggiola che si ritrovò a piangere la perdita del figlio Francesco. L’esercito ghibellino era ancora in forze tali da assediare e prendere Firenze per risolvere la questione alla radice: non fu fatto. O per errore tattico o per questione di soldi. Una decisione non presa creò e l’idea che la Storia d’Italia nel crepuscolo del Medioevo avrebbe potuto essere ribaltata. Oggi vogliamo ricordare questo avvenimento soprattutto per mettere in evidenza come la Pisa del dopo-Meloria fosse ancora viva, vegeta e assai potente, quella del 1300: al contrario di quanto molti pessimisti o antipisani pensano, la stella rossocrociata brillava ancora intensamente nel cielo italiano ed europeo". 


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