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Lavoro martedì 25 marzo 2014 ore 19:08

"Città ostaggio di balordi e degrado", lettera a Filippeschi

La presidente di ConfcommercioPisa Grassini raccoglie la rabbia dei commercianti pisani e chiede al Comune di intervenire



PISA — "Decine di imprenditori si rivolgono alla nostra associazione ogni giorno, denunciando situazioni di pericolo e di vergognoso degrado, ma i mesi passano e, anziché avere risposte tangibili, assistono arrabbiati e indifesi al loro rovinoso peggioramento".
Ci sono tanti sentimenti nella lettera che Federica Grassini, presidente di ConfcommercioPisa, ha inviato al sindaco Filippeschi, raccogliendo la voce di quei commercianti pisani che "lottano tra mille gravami burocratici, aumenti d’imposte comunali, imposizioni specifiche tese alla tutela del decoro del commercio cittadino (peraltro giuste) e attorno a sé vedono il proliferare di esercizi pubblici e commerciali di infima qualità, ogni forma di abusivismo tollerata, fenomeni di accattonaggio, spaccio e delinquenza vertiginosamente in aumento. Il centro storico è divenuto una pattumiera e una latrina a cielo aperto, corredato di oscene scritte su muri e monumenti".
“Carissimo sindaco - inizia la lettera - unisco la mia voce alla protesta di coloro che in questi giorni hanno manifestato la loro esasperazione verso una situazione di degrado e di scarsa sicurezza che ha raggiunto livelli di massima allerta e nel far questo mi rivolgo direttamente a lei, nella convinzione che sia l’Amministrazione Comunale il soggetto chiave nella risoluzione di quest’emergenza che coinvolge tutti, cittadini, imprenditori e turisti.

Le riconosco la lungimiranza di una politica che ha saputo investire su innovazione e riqualificazione, in un’ottica moderna che vuole consolidare Pisa come meta turistica di rilievo, su tutti i mercati del turismo internazionale. Un obiettivo molto ambizioso che noi di Confcommercio riteniamo essere l’unica strada percorribile in un mondo sempre più globale, nel quale le distanze si accorciano a tal punto che ci troviamo a collaborare e competere con città fino a poco tempo fa lontanissime. Va benissimo volare alto guardando all’estero e al futuro, ma poiché il futuro si costruisce sul presente e la città dai turisti è solo visitata, ma dai cittadini è vissuta tutto l’anno, mi sento di consigliarle di cominciare a guardarsi in casa con apprensione".
"Com’è possibile - prosegue - leggere senza indignarsi che un assessore dichiari che piazza delle Vettovaglia necessita di un nuovo intervento di rifacimento? Com’è possibile restare indifferenti alla denuncia dell’organizzatore di un evento sportivo di rilievo che scoraggiato ammette di aver impiegato più volontari a difendere il buffet e gli stand da ladri e sbandati, di quanti non ne abbia impiegati per l’assistenza agli atleti?

E’ insindacabile che ci sia una gravissima quanto diffusissima scarsità di senso civico tra tutti i cittadini pisani, per cui spesso l’Amministrazione è costretta a spendere più soldi per mantenere l’arredo urbano piuttosto che per acquistarlo, ma trovo ingiusto investire solo i cittadini e gli imprenditori della responsabilità di rimediare al problema, chiedendo loro di “essere d’esempio”, in un contesto tanto degenerato quale quello con cui sono costretti a convivere. Confcommercio Pisa ha promosso numerosi confronti tra gli imprenditori e le forze dell’ordine, così come è stata più volte ospite d’incontri sulla sicurezza ed il decoro di cui la Prefettura si è fatta promotrice, ma il pugno di ferro spetta all’amministrazione Comunale e da lei Sindaco ci aspettiamo una prova tangibile della sua forte preoccupazione su una questione che noi viviamo con grandissima apprensione.

Servono interventi decisivi di ripristino della sicurezza e della legalità per affrontare l’emergenza, ma serve soprattutto una politica coraggiosa che collochi al primo posto il benessere del cittadino e dell’imprenditore pisano. La politica dell’accoglienza non supportata dal rispetto condiviso della legalità, non offre una dignitosa accoglienza e nuoce gravemente a tutto il tessuto cittadino. Se non si vuole prendere atto di questo, non si è intolleranti, ma ciechi”. 


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