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Attualità mercoledì 10 agosto 2016 ore 08:00

"Sì l'obiezione di coscienza è possibile"

Parla l'avvocato Gianfranco Amato, presidente nazionale dei Giuristi per la vita, che sta studiando la situazione delle unioni civili a Cascina



CASCINA — "La legge sulle unioni civili tra persone dello steso sesso non prevede l’obiezione di coscienza, ma è giuridicamente possibile che un sindaco si rifiuti di celebrare una simile unione

Per l'avvocato Amato, che è a capo del team che ha preso in mano la situazione e il punto di vista di Cascina e del suo sindaco Ceccardi il problema è uno:

"Si tratta di sostenere l’interpretazione in senso costituzionalmente orientato della normativa, ricordando quanto affermato dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 467 del 1991, che intervenne sulla disciplina dell’obiezione di coscienza al servizio militare, allora obbligatorio. Come ha recentemente dichiarato Antonio Baldassarre, Presidente emerito della Corte Costituzionale, «la sentenza n. 467 del 1991 della Consulta afferma una tutela della coscienza individuale quando sono in gioco valori morali importanti», come quelli interessati dalla legge Cirinnà «che ha un carattere sostanziale per la nostra società». E proprio per questi motivi il Presidente Baldassarre ritiene che «l’obiezione di coscienza possa essere esercitata da un pubblico ufficiale quando a questi sia richiesto di celebrare unioni civili tra due persone dello stesso sesso».

"Non si violano i diritti costituzionali - prosegue - al contrario. Si tratta di garantire il nucleo essenziale di uno o più diritti inviolabili dell’uomo, quale, ad esempio, la libertà di manifestazione dei propri convincimenti morali o filosofici o della propria fede religiosa".

"Il rifiuto del sindaco e la delega ad un funzionario comunale? Un sindaco può legittimamente ritenere che anche la sottoscrizione di una simile delega possa integrare un atto contrario ai propri principi morali. Un Sindaco che non intendesse partecipare, neppure indirettamente, ad un provvedimento finalizzato alla celebrazione di un’unione ex Legge 76/2016, o che intendesse sollevare la questione della mancanza nella legge della previsione dell’obiezione di coscienza, potrebbe evitare di delegare un funzionario comunale e rifiutarsi poi di ricevere le dichiarazioni finalizzate alla costituzione dell’unione civile.

In questa ipotesi si prospettano due scenari: il Prefetto potrebbe adottare l’atto in via sostituiva a fronte dell’inerzia del Sindaco, quale ufficiale dello stato civile oppure gli interessati potrebbero proporre un’azione giudiziaria, di fronte al TAR o al Tribunale ordinario e il Sindaco potrebbe eccepire in quella sede l’incostituzionalità della legge nella parte in cui non prevede l’obiezione di coscienza. Al di là degli effetti che questa seconda può sortire, ma avrebbe il pregio di sollevare il caso e di aprire un dibattito politico sul diritto di rifiutare il compimento di atti contrari alla propria coscienza".

"Il disagio per gli utenti ci sarebbe - continua l'avvocato - ma è determinato dalla mancata previsione della possibilità di esercitare il diritto all’obiezione di coscienza. Se la legge avesse previsto tale diritto avrebbe anche disciplinato come tale diritto si sarebbe potuto esercitare senza incidere sul buon andamento della pubblica amministrazione e senza creare i disagi lamentati".

"E ci sono molte persone – conclude - non solo amministratori, politici, giuristi e operatori del settore, che hanno chiesto al legislatore di inserire la clausola dell’obiezione di coscienza, come è stato fatto, ad esempio, per la Legge in tema di aborto. Purtroppo il legislatore è rimasto sordo rispetto a questa istanza, preferendo assumere un atteggiamento ideologico improntato alla mera logica del consenso mediatico".


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