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Attualità sabato 10 ottobre 2015 ore 10:00

"Una ferita per la città e per la Toscana"

Il deputato Gelli, i consiglieri Auletta e Ricci e la segretaria di Cgil Toscana Dalida Angelini commentano il caso Bulgarella



PISA — “Il coinvolgimento di Bulgarella nelle indagini della Dda di Firenze è una grave ferita per Pisa e per tutta la Toscana. Gli investigatori infatti ipotizzano una evidente presenza di importanti infiltrazioni mafiose anche nel nostro territorio.” E’ quanto dichiarato dal deputato pisano e membro della Fondazione Caponnetto Federico Gelli che commenta così le notizie riguardanti le indagini della DDA di Firenze relative alle infiltrazioni nel settore della finanza che coinvolgerebbero il costruttore trapanese trasferito a Pisa, Andrea Bulgarella, ritenuto dalla DDA in stretti rapporti con il clan mafioso di Matteo Messina Denaro.

“Dalle indagini emergerebbe uno stretto rapporto fra mafia e imprenditoria anche nel territorio di Pisa - continua Gelli - questo sarebbe la dolorosa conferma di quello che purtroppo sosteniamo da anni. Pensare che alcuni edifici della nostra città possano essere frutto della forte relazione con Cosa Nostra ci deve far riflette sul problema della criminalità organizzata che non è più da circoscrivere ad alcune regioni ma è ormai una piaga che coinvolge tutto il nostro Paese. Per questo motivo – ha concluso il parlamentare democratico - dobbiamo tenere la guardia ancora più alta rispetto a quello che è stato fatto fino ad ora”.

Sulla vicenda intervengono anche i consiglieri comunali Ciccio Auletta e Marco Ricci: “Si tratta di un fatto senza precedenti, un intreccio malavitoso tra mafia, costruttori e banche ha il suo epicentro nella nostra città. E’ questo quello che emerge dalla indagini della Direzione Antimafia e che vede coinvolti l’imprenditore Andrea Bulgarella, il grande capo di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro e il numero due di Unicredit"

"A più riprese -commentano- ci siamo decisamente opposti ai cantieri delle colonie a Calambrone come alla costruzione del Tower Plaza, dai Frati Bigi fino all’ecomostro rappresentato dal Parco delle Torri, e ne abbiamo denunciato il carattere speculativo. Come poteva un imprenditore con tutti i cantieri a rimessa non andare in fallimento? Gli interessi mafiosi trovano anche nel cemento il loro terreno più fertile e a più riprese abbiamo lanciato un allarme che è rimasto a troppe orecchie inascoltato. Sappiamo bene che la nostra città, come la Toscana tutta, ha avuto un incremento consistente dell’attività e del radicamento della criminalità organizzata, tant’è che già nell’ottobre del 2012 lo stesso Prefetto Tagliente chiedeva attenzione e metteva in guardia contro le infiltrazioni mafiose, cosa che avrebbe dovuto far salire le attenzioni al riguardo. Purtroppo in questi anni l’amministrazione comunale invece ha steso tappeti rossi e assecondato ogni appetito dei costruttori in nome dello sviluppo economico della città: grandi speculazioni private in cambio di qualche opera pubblica, urbanizzazioni, arredi urbani. Oggi diventa drammaticamente chiaro a tutti che si è trattato di una scelta non solo sbagliata, ma irresponsabile, e temiamo seriamente di pagarne conseguenze. Per contrastare la mafia non bastano dichiarazioni o qualche atto formale nelle sedi istituzionali, ma occorre in primo luogo prevenirla e contrastarla nel proprio territorio, agire l’antimafia nella quotidianità non creando prima di tutto terreni potenzialmente fertili. L’urbanistica contrattata con cui si è gestita in tutti questi anni la città è esattamente ciò che non andava fatto. Oggi, per le notizie che apprendiamo, chiediamo alla magistratura e alle forze dell’ordine di andare fino in fondo nelle indagini per fare piena luce su questo imprenditore e il sistema che intorno a lui si è mosso in tutti questi anni a livello locale e nazionale. Da parte nostra continueremo – concludono Auletta e Ricci - il nostro lavoro quotidiano di controllo, denuncia, vigilanza e di proposta, perché Pisa e la nostra società non si merita questo palcoscenico”.

“Lo ripetiamo da tempo e non da soli, la Toscana non è terra di mafia, ma la mafia c'è- commenta Dalida Angelini, segretaria generale Cgil Toscana- Le ultime operazioni della DDA di Firenze che vede coinvolti uomini di finanza ed imprenditori, uno dei quali presente in Toscana nel settore edile ed alberghiero, non sono un fulmine a ciel sereno. Altre precedenti indagini ed altre operazioni delle forze dell'ordine avevano dimostrato che le infiltrazioni mafiose in Toscana sono consistenti. Cosa Nostra da tempo non è più solo cosa loro, la battaglia per la legalità è prioritaria anche nella nostra regione e deve rapidamente diventare impegno di tutti. Non c'è progresso economico, politico e sociale possibile nella illegalità e al di al di fuori di regole condivise e rispettate”. 


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