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Attualità venerdì 25 settembre 2015 ore 17:30

Il Made in Italy per tornare in Duomo

Il Consorzio Pisa dei Miracoli va in Regione e avanza la proposta: "Nuova merce, flessibilità negli orari e bancarelle mobili"



PISA — Bancarelle mobili, flessibilità sugli orari e rinnovamento della merce. Questi i punti cardine della proposta avanzata dai bancarellai del Duomo per fare rientro in piazza. Proposta che una delegazione degli stessi commercianti ha portato in Regione durante un incontro con il capo di Gabinetto Ledo Gori che, assicura il presidente del Consorzio Pisa dei Miracoli Gianmarco Boni "ha condiviso le nostre ragioni e al più presto parlerà con in sindaco Filippeschi e la Soprintendenza".

A descrivere nel dettaglio la proposta portata dal Consorzio in Regione è proprio Boni: "Siamo disposti a sostituire le bancarelle fisse con quelle mobili e a riporle in una zona di ricovero ogni sera così da lasciare libera la piazza. Siamo disposti a concordare con il Comune gli orari dell'attività e a tenere libero il Duomo quando ce ne sia necessità, ad esempio le sere estive e per le manifestazioni storiche, stabilendo un calendario d'attività insieme all'amministrazione. Siamo poi disposti anche a rivedere la tipologia di merce e vendere esclusivamente prodotti made in Italy. Tutto in un ottica di apertura e ricerca del compromesso".

"Spesso -osserva Boni- sui giornali siamo apparsi come non disponibili al compromesso. Come quelli che vogliono tornare in piazza, punto e basta. In realtà non è così. Vorremmo infatti anche aprire un tavolo di discussione con Comune e Prefettura, così da trovare soluzioni concordate".

Ma i lavori alla facciata del museo delle Sinopie non sono ancora finiti e, anzi, l'azienda ospedaliera chiederà un'ulteriore proroga. "Sono mesi e mesi -incalza il presidente del Consorzio- che il cantiere è fermo. Il nostro sospetto è che sia stato montato solo ed esclusivamente per trovare un pretesto e allontanarci dalla piazza, e che queste proroghe non siano nient'altro che un modo per prendere tempo e non darci risposte. Ma qui ci sono 44 aziende che le risposte le pretendono"

Linda Giuliani
© Riproduzione riservata


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