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Attualità sabato 08 ottobre 2016 ore 09:41

A Pisa l’Erasmus ante litteram

Già nell’Ottocento, nell’ateneo, erano presenti studenti provenienti dalla Grecia. Tante le testimonianze storiche che lo dimostrano



PISA — A Pisa, la presenza di studenti provenienti da altri paesi è uno dei caratteri che contraddistingue la realtà universitaria cittadina. Un ateneo da sempre aperto a quella mentalità moderna ed europeista di cui oggi è espressione il Progetto Erasmus, un programma di mobilità che consente agli studenti europei di frequentare i corsi in altre nazioni.

Infatti, a Pisa, già negli anni Sessanta erano moltissimi gli allievi greci che studiavano nell’ateneo e, alcuni di loro, dopo il Colpo di Stato dei Colonnelli del 21 aprile 1967, furono costretti a rimanere in città, come esuli, perché considerati nemici dal regime militare.

Ma la presenza della colonia ellenica è ancora più antica. Risale, infatti, agli anni Sessanta dell’Ottocento quando rettore dell’Ateneo era Silvestro Centofanti (Rezzano di Calci 1794 – Pisa 1880).

Tra le carte conservate presso l’Archivio Storico di Pisa, è presente la documentazione che dimostra come uno dei suoi principali obiettivi fosse l’interesse e la disponibilità ad aprire ai giovani greci spazi di formazione presso le facoltà storiche dell’Università.

Le ragioni della sensibilità del rettore derivavano dalla sua formazione di origine risorgimentale (molto attenta nei confronti della causa dell’indipendenza greca) e dalla convinzione dell’identità comune delle due antiche civiltà, quella greca e quella romana.

Come dimostra il discorso, rivolto ai goliardi pisani, e riportato su un giornale livornese, di Andrea Rigopulos, poeta e allievo di Silvestro Centofanti, in cui afferma: “Devo esprimervi i voti e i ringraziamenti della gioventù greca, rimanente in patria, la quale corrisponde ai vostri nobili sentimenti, o miei fratelli, a proseguire la sacra lotta per la libertà contro il dispotismo e la politica austriaca nella nostra infelice patria”. (Il Faro, del 5 febbraio 1862).

Viola Luti
© Riproduzione riservata


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